Una giornata nella prefettura di Gunma alla ricerca di Usaburo Kokeshi
La cultura giapponese è ricca di tradizioni e, a mio avviso, è una delle più riconosciute attraverso oggetti, figure ed immagini. Ci sono decine di simboli che identificano ed identifichiamo con il Paese del Sol Levante che quando parenti e amici hanno saputo del nostro viaggio non hanno fatto in tempo a pensarci due volte e ci hanno commissionato almeno 20 tipi di souvenir diversi.
Qualche esempio?
Portami un “gattone” (maneki neko), un daruma, una carpa koi! Io voglio un kimono in pura seta, io quelle ciabattone infradito, io un ventaglio decorato a mano, io un fermaglio bellissimo, di quelli preziosi e raffinati che portano solo le geishe. E vogliamo parlare di coloro che ci hanno chiesto suppellettili per la casa, dai servizi da tè ai coltelli affilatissimi? Meglio lasciar perdere.
Nessuno e dico nessuno era a conoscenza delle kokeshi, quelle graziose bamboline di legno decorate a mano. Personalmente le trovo bellissime, ricordano le geishe, i decori sui loro vestiti le preziose stoffe da cui vengono ricavati i loro ricercatissimi abiti. E così oggi vi racconto di come io e Salvatore abbiamo sacrificato l’ultimo giorno a Tokyo per effettuare una toccata e fuga nella regione del Tohoku, più precisamente nella prefettura di Gunma, alla ricerca di una fabbrica storica di kokeshi, la fabbrica di Usaburo Kokeshi.
Le kokeshi sono ricavate da un unico pezzo di legno, anche se in alcuni modelli la testa viene attaccata a parte in un secondo momento, solitamente si tratta di acero giapponese o di ciliegio che viene fatto asciugare per un periodo che va da alcuni mesi a diversi anni. Dopo di che viene lavorato con l’ausilio di un tornio attraverso il quale si ricava la sagoma della bambolina, che viene poi rifinita e decorata.
La manifattura delle kokeshi nasce proprio in questa regione del Giappone che trasuda storia e tradizioni. E’ infatti nella regione del Tohoku che si trovano moltissime onsen, le terme giapponesi, paesaggi stupendi che abbiamo visto e rivisto in centinaia di scorci immortalati più volte a partire dai banalissimi anime fino ai lavori più raffinati di Miyazaki, tanta natura e pochissimi turisti.
La storia delle famose bamboline affonda le proprie origini nel periodo di Edo (1600- 1868) ed è nata proprio dall’idea degli artigiani di questa zona che iniziarono a modellarle da ciocchi di legno per poi lasciarle come souvenir a chi visitava le terme della prefettura di Miyagi ma sono talmente belle e simpatiche che la loro tradizione è arrivata fino a noi. Sulla loro origine aleggia però una leggenda triste e misteriosa, si dice infatti che siano dedicate dalle madri ai figli uccisi dopo la nascita, pratica ancora in uso in Giappone fin ai primi del Novecento. Personalmente preferisco credere alla storia del souvenir.
Esistono diversi tipi di kokeshi, da quelle tradizionali con il busto lunghissimo e sottile a quelle più moderne ed estrose che ritraggono anche alcuni personaggi manga, come il famoso Doraemon, ad alcuni pezzi unici che sono vere e proprie opere d’arte. Le mie preferite sono le Daruma, ricavate da un unico pezzo di legno, dalla forma stilizzata e finemente decorate.
Oggi regalare una kokeshi significa augurare felicità e buona sorte, e forse è per questo che, pur scoprendolo in un secondo momento, ne ho comprate una vagonata, e subìto ben cinque, dico cinque controlli non uno, non due, c-i-n-q-u-e più una perquisizione in piena regola, del bagaglio a Narita.
Usaburo Kokeshi si trova a 10 minuti di taxi da Yagihara, un paesino sperduto nell’entroterra giapponese, ma nonostante questo è ben collegato con Tokyo. E’ una gita che nel suo nulla regala tanto, perché il Giappone tanto immaginato l’ho trovato proprio lì, lontano dai lustrini di Tokyo e dall’aurea speciale di Kyoto, lontano da una modernità che corre veloce ed assurda, in posti forse un po’ isolati in cui la vita ha ancora ritmi calmi e pacati, tra il profilo nebbioso di monti e case dal tetto basso. Il taxi fuori dalla stazione di Yagihara è uno solo, mi chiedo ancora oggi cosa avremmo fatto se non lo avessimo trovato, la fabbrica è un po’ fuori mano e non è raggiungibile a piedi. Al ritorno il gentilissimo signor Usaburo ci ha riaccompagnato alla stazione con la sua macchina, dato che in quella mattinata siamo stati i primi e gli unici visitatori.
Non potete capire lo stupore appena entrati in questa fabbrica delle meraviglie, per dare una sbirciatina vi consiglio di fare una capatina sul loro sito di cui c’è anche una versione in inglese, di foto, neanche a dirlo non ne ho fatte.
Nei negozi turistici di Nakamise Dori o all’Oriental Bazar a Omotesando arrivano i capolavori di Usaburo, e vi dico anche che andare a comprarle direttamente in fabbrica non si risparmia, anzi stanno dai 100 ai 200 yen in più, ed allora perché spingersi fin laggiù? Semplice, perché moltissime creazioni, alcune davvero stupende e costose, non arrivano nei negozi, inoltre in fabbrica se siete fortunati potrete assistere ad un workshop sulla creazione e decorazione delle kokeshi (noi non siamo stati così fortunati) e visitare un’esposizione delle creazioni e della storia di quello che è oggi Usaburo Kokeshi.
Gli occhi a cuoricino della signora che ci ha cercato tutte le bamboline che volevamo ancora me li ricordo e come dimenticare il momento in cui, dopo uno scambio di battute con i suoi colleghi, sorridente ed orgogliosa ci ha indicato le scale dicendo in un tentennante inglese: “Museum. Our history”, hanno tolto l’allarme solo per noi e mi piace pensare che quest’accoglienza così calorosa sia dovuta al fatto che non sono molti i gaijin che si spingono fin laggiù alla ricerca di un regalo speciale.
Nel museo sono raccolti pezzi storici, rari e speciali a testimonianza di un lavoro unico, alcuni sono stati esposti in diversi musei del Giappone e non, molti hanno vinto prestigiosi premi e qui, devo ammetterlo, qualche foto di straforo è scappata.
Può un semplice pezzo di legno diventare un’opera d’arte? Io credo proprio di sì e per una volta qualcuno ha preso spunto da un’idea 100% made in Japan, lo sapete infatti che le matrioske sono state ispirate proprio da queste bellissime bamboline? Curioso vero?
L’arte, il punto d’incontro di due nemici giurati.
CREDITS DELLE FOTOGRAFIE
Le fotografie ritraenti Usaburo Okamoto e Yachiyo Ishizoe sono state prese dal sito ufficiale di Usaburo Kokeshi.
L’immagine di copertina e la carrellata delle daruma kokeshi è stata realizzata con immagini prese dal web.
Adoro le Kokeshi, ne ho 3, una per ogni viaggio in Giappone!
Nelle vicinanze di Sendai, a Matsushim, c’è pure un posto dove puoi dipingere tu la tua kokeshi!
Ciao Michela,
Anche io le adoro! Per il momento ne ho solo una, le più belle le ho tutte regalate! Anche da Usaburo ti fanno dipingere la tua kokeshi, ma poichè è un po’ fuori mano credo sia un’attività riservata alle scolaresche, infatti la mattina che andammo noi non è entrato nessun altro. Prima o poi andrò anche io a Matsushima, allora ti chiederò consigli su come trovare quel posticino, tieniti pronta 😉 !
Ma che storia bellissima! Anche io adoro le kokeshi! Ne ho 2 moderne e quest’anno ne ho comprata una “vecchio stile” al mercato di Kyoto, hai presente quelle tutte dritte che sembrano un bastoncino con la testa tonda?
Non sapevo di questa fabbrica, è proprio una notizia golosa!
Ciao Frida, se hai in programma un viaggio nel Tohoku tienila in considerazione, anche se in realtà è una gita fattibilissima anche da Tokyo. Se anche tu adori le kokeshi poi il museo è qualcosa di spettacolare!!!
Bellissimo post, peccato non averlo saputo prima!
Anche io nel mio viaggio in Giappone ho fatto scorta di kokeshi: sono bellissime, non ti dico quanto ci ho messo a sceglierle!
Ah ma tanto in Giappone ci si torna per cui me lo segno 😉
Ciao Elena,
le kokeshi sono troppo carine! Prima di partire ho passato ore ed ore sul sito di Usaburo a studiare le bamboline e posso dire che i loro modelli sono i più belli! Io non vedo l’ora di tornarci per comprarne altre! 🙂
Che articolo interessante e originale, bravi!! Il Giappone è nel, cassetto da così tanto tempo che a forza di continuare ad aggiungere tappe.. dovrò starci per un anno! 😀
Ciao Cris, grazie del bellissimo complimento!
Ti capisco…io non vedo l’ora di tornarci e le tappe non fanno altro che aumentare!
Ciao Valentina, articolo davvero interessante, se avrò modo nel prossimo viaggio proverò a spingermi fino a Usaburo, adoro le kokeshi. Comunque ti confermo la loro origine triste, erano infatti dedicate ai bambini mai nati (ma delle uccisioni non ne ho mai sentito parlare, ci si riferisce agli aborti di solito!).
Un abbraccio e complimenti per il sito 🙂
Ciao Daniela, grazie di aver chiarito la loro origine, probabilmente ho tradotto male io, in italiano ho trovato davvero poco! Mi fido moooolto di più delle tue parole che del materiale reperito in rete! Il tuo sito è un punto di riferimento per ogni amante del Giappone! Grazie di essere passata! A presto!